La scuola e l’università svolgono all’interno della nostra società un mero ruolo economico.Infatti i provvedimenti e le riforme che hanno investito il sistema formativo italiano si inquadrano nei criteri dettati dal processo di Bologna.
La stessa cultura risponde allo standard di produttività: questo è palese nella sua quantificazione in crediti formativi che rappresentano la mercificazione del sapere.Risale a quest’estate l’ultimo attacco al sistema formativo italiano, col quale il ministro Profumo, in perfetta continuità con le riforme varate dai precedenti governi (sia di centro-destra che di centro-sinistra), ha riesumato con la scusa dell’austerità il DDL Aprea, ideato dal governo Berlusconi e finalizzato ad inserire i privati all’interno dei Consigli d’Istituto, ed ideato il Decreto Merito. Quest’ultimo prevede l’introduzione del premio “studente dell’anno” e della creazione di un “portfolio” come curriculum vitae (che non considera solo il rendimento scolastico e che sarà consultabile dalle aziende cui verranno presentate eventuali domande di lavoro).
Il provvedimento Profumo costituisce una cornice ideologica fortemente improntata ai criteri di merito/concorrenza/produttività, andando, con questa retorica, da un lato a giustificare gli ulteriori tagli al mondo dell’istruzione (200 mln previsti dalla spending review montiana, che si vanno ad aggiungere ai già abbondanti tagli compiuti con la riforma Tremonti-Gelmini), e dall’altro ad amplificare la natura classista dell’università e acuire le disuguaglianze sociali di partenza degli studenti.Con l’uso della stessa retorica lo smantellamento del diritto allo studio passa per riduzione delle biblioteche e degli spazi sociali, l’introduzione di blocchi all’accesso, tagli alle borse di studio e alloggi insufficienti, tagli e aumenti di tariffe per il trasporto pubblico.
Per questo lottiamo per rivendicare un ruolo sociale e di emancipazione dell’università, la quale sia capace di fornire strumenti critici per leggere le contraddizioni della nostra società.
Appare chiaro quindi il legame tra sistema formativo e mondo del lavoro.
Quello che ci aspetta è uno scenario agghiacciante: tra smantellamento delle tutele e dei diritti del mondo del lavoro (art.18), precarietà e contratti a singhiozzo che non permettono una vita dignitosa e disoccupazione sempre più galoppante.
Non possiamo quindi che esprimere solidarietà e lottare al fianco dei lavoratori, a maggior ragione in un contesto di crisi – come quello attuale – in cui stanno esplodendo sempre più forti le contraddizioni di questo sistema.
Per questo scendiamo in piazza in una giornata importante come quella del 14 novembre e come sarà quella del 16, giornate di mobilitazione internazionali, facendo sì che lo sciopero generale dei lavoratori possa essere solo uno dei momenti in cui si evolva un’opposizione sociale più ampia e conflittuale alle misure di austerity e alle logiche di sfruttamento e mercificazione dell’attuale sistema.
GLI STUDENTI RIFIUTANO I SACRIFICI
STUDENTI MEDI E UNIVERSITARI AUTORGANIZZATI