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Corteo Antifascista e Antirazzista Sabato 17

In seguito ai gravissimi fatti di martedì saremo in piazza SABATO 17 DICEMBRE, APPUNTAMENTO ORE 15 IN PIAZZA DALMAZIA!!!

Comunicato della Comunità Senegalese:

La Comunità Senegalese di Firenze e Toscana, dopo la grande e intensa partecipazione al Presidio di ieri in Piazza Dalmazia, convoca per Sabato 17 Dicembre una Manifestazione Cittadina, che si da appuntamento alle 15, sempre in Piazza Dalmazia, da dove partirà il corteo per poi raggiungere il centro della città. Tutte le realtà che hanno aderito e la stessa cittadinanza di Firenze sono invitate ad esserci.

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A proposito dei fatti di Piazza Dalmazia…

Un nuovo, ennesimo dramma è andato in scena a Firenze, il 13 dicembre, nel corso della strage razzista che è costata la vita a due migranti senegalesi ed il ricovero ospedaliero per altri tre, colpiti dalla pistola di un fascista appartenente a CasaPound. Ripercorrere la dinamica dei fatti adesso è superfluo, quando tutti o quasi ormai conoscono il loro svolgersi cronologico. Al dì là dei fiumi di lacrime di coccodrillo, che hanno fatto rivivere a Firenze una moderna alluvione, non è necessario un grande sforzo di immaginazione per trasformare la tragedia in vittoria, il sangue in vino con cui brindare. Basta un briciolo di fantasia, basta immedesimarsi in coloro che da anni fomentano le folle, ungendo e perfezionando i crudeli ingranaggi della xenofobia. Hanno vinto i professionisti dell’odio, i divulgatori di menzogne, i burattinai della paura. Dovrebbero sorridere soddisfatti i neofascisti di CasaPound, trasformisti ridicoli pronti ad affermare tutto e il suo contrario in nome dell’opportunismo; dovrebbero sorridere quei partiti politici che da anni racimolano consensi speculando sulle fobie, così come quelli che fanno orecchie da mercante di fronte alle critiche a tale meccanismo; dovrebbero sorridere le istituzioni fiorentine, impegnate anima e corpo in una crociata contro i venditori abusivi, con la complicità dei bottegai del centro storico; dovrebbero sorridere i giornalisti, dato che, per una volta, la realtà è riuscita a superare il loro isterico e pericoloso sensazionalismo.

Dal loro punto di vista il gesto di Casseri non può che essere visto come l’epilogo di una commedia, come il coronamento di uno sforzo, come la legittimazione del proprio successo. Che lascino quindi ad altri lacrime che non gli appartengono.

Dal nostro punto di vista, quello di chi quotidianamente vive e pratica l’antirazzismo, lo stesso gesto riveste altri significati, racconta altre storie, stimola riflessioni amare, che vanno oltre le necessarie rivendicazioni relative alla chiusura dei covi fascisti.

Nell’Italia attuale è prassi classificare le manifestazioni sociali più estreme come gesti commessi da folli, deviati, criminali, teppisti. L’Italia attuale è diventata una professionista nel darsi una ripulita alla coscienza quando serve, lavandosi nel frattempo entrambe le mani. All’appropriazione collettiva dei meriti corrisponde in egual misura la privatizzazione delle colpe, intesa come esasperazione della responsabilità individuale, disconnessa in ogni suo aspetto dalla società che genera gli individui e quindi anche i potenziali colpevoli. Attraverso questo meccanismo, di fatto simile ad un’autoassoluzione, la comunità si riproduce serena, inconsapevole di includere nel proprio patrimonio genetico anomalie in continua espansione. Quando le deformità finalmente si manifestano, ecco gridare tutti “al mostro”, e ostentare sgomenta meraviglia di fronte ad atteggiamenti apparentemente imprevedibili. Ma la meraviglia è spesso figlia dell’incoscienza. Il deserto sociale e culturale che ci ospita si nasconde infatti dietro impalcature tetre, ornate di belle parole, benessere e luci di natale. Dietro di esse si cela il nulla, popolato da fantasmi che dal nulla vengono e nulla di sensato hanno da dire. I fantasmi del fascismo e della xenofobia sono appunto due di essi, che solo nell’assenza riescono a prosperare e sedurre, solo in mancanza di altro riescono a fungere da fondamenta per castelli di carte mentali come quelli di Casseri. La politica istituzionale è la prima responsabile, è il vento arido che in nome del controllo sulla popolazione, legato a preferenze elettorali e falsa sicurezza, sta prosciugando quel poco del patrimonio umano che ancora è nelle nostre mani. Nel corso degli anni, la guerra dichiarata a socialità e cultura dal potere economico e politico ha creato una vera e propria epoca del nulla, nella quale, di conseguenza, chiunque può costruirsi la propria esaltata e insensata legittimità. Come CasaPound, appunto, che continua purtroppo a crescere con la connivenza istituzionale.

La reazione deve perciò muoversi su un altro piano, che non sia solo quello dello scontro frontale, in ogni caso doveroso. Oggi tocca a CasaPound, ma domani avremo di fronte qualcun altro se non saremo dotati di anticorpi in grado di disinnescare la malattia. Si tratta di muoversi in questo grande vuoto componendo reti di socialità e resistenza, erigendo roccaforti antifasciste e antirazziste in grado di arginare l’offensiva, o più semplicemente vivendo la strada, toccando con mano una realtà che ci viene sempre più spesso raccontata da terzi. In questo senso qualche barlume di speranza si intravede all’orizzonte, almeno nel campo delle battaglie antirazziste. Nonostante politiche migratorie restrittive e criminalizzanti, nonostante campagne mediatiche fondate sull’odio, le comunità stanno vivendo un processo di meticciamento lento ma costante, con cui anche le frange politiche più intransigenti dovranno fare i conti. Sul lungo periodo probabilmente il colore della pelle ed il concetto stesso di razza perderanno il carattere discriminante che hanno avuto fino ad oggi: il pericolo è quindi che il razzismo si reinventi e si riproponga sotto altre forme, che prescindono da appartenenze etniche e provenienze geografiche. Sta a noi non permettere che ciò avvenga.

 

Collettivo d’Agraria

 

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**Strategia Rifiuti zero** + Festa in Murales!!

Ore 17:30 Inizio dibattito

0re 22:30 FESTA!!!!

 

 

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Giovedì 17 Novembre MANIFESTAZIONE, ore 9.00 Piazza San Marco

Perchè il 17 Novembre

Da oltre mezzo secolo, il 17 novembre è una giornata di grande rilevanza simbolica per gli studenti: il 17 novembre 1939 10 di studenti cecoslovacchi vennero uccisi ed altri 1200 deportati dall’esercito nazista a seguito di una manifestazione contro la guerra; lo stesso giorno del 1973, ad Atene, veniva sgomberato con la forza il Politecnico occupato (punto focale della protesta contro il governo fascista dei colonnelli), mentre all’esterno venivano assassinati 24 civili. Questa data è un’occasione per ricordare il sacrificio di coloro che hanno lottato per le proprie idee e per rilanciare le mobilitazioni studentesche.

Il 17 Novembre oggi

Oggi i diritti conquistati in anni di lotte studentesche (massificazione dell’istruzione, liberalizzazione dell’accesso all’università, istituzione di borse di studio…) ci vengono espropriati uno dopo l’altro, da ben prima della ratifica del Processo di Bologna, già dalla riforma Zecchino-Berlinguer fino a quella Gelmini, il diritto allo studio è sempre più trasformato in privilegio, in servizio da erogare sotto pagamento di tasse costantemente in aumento, a fronte di tagli che vedono scuole ed università ridotte a pezzi, sia per quanto riguarda l’offerta formativa che lo stato delle strutture stesse.

Per questo motivo oggi scendiamo in piazza: per ribadire che i diritti dobbiamo conquistarli giorno per giorno, per una scuola ed un’università pubbliche, gratuite, libere e di massa!

Privatizzazione dei beni comuni e tagli alla spesa sociale

Nonostante oltre il 50% degli italiani si sia espresso contro la privatizzazione dei beni comuni, nella fattispecie il 12 e 13 giugno contro quella dell’acqua, l’ondata di privatizzazioni prosegue: dall’ingresso delle S.p.a. nella gestione degli Atenei, fino alla privatizzazione di A.t.a.f., contro la quale oggi i lavoratori si stanno battendo.

La privatizzazione di A.t.a.f., voluta dal sindaco Renzi e dal presidente Bonaccorsi, si inserisce in un progressivo attacco ai servizi pubblici locali che fanno ricadere i costi su chi usufruisce ogni giorno dei mezzi pubblici (studenti, lavoratori e  pensionati) con l’aumento del biglietto, tagli alle linee periferiche e licenziamenti. Il tentativo di chiudere la casa di riposo per anziani Le Civette (con conseguente licenziamento di 73 lavoratrici), legato agli intenti speculativi sull’area pubblica di San Salvi, è un altro dei tanti esempi.

Studenti e lavoratori, un’unica lotta!

Vogliamo che la gestione di A.t.a.f., come di tutti i beni e servizi della comunità, escano dalle logiche e dalle dinamiche del mercato per essere gestiti nell’interesse di tutti, non di pochi. Per tutto ciò abbiamo deciso di legare le nostre lotte con quelle dei lavoratori nel giorno dello sciopero generale  indetto da COBAS e CUB (rimanendo in ogni caso, come studenti, fuori da qualsiasi controversia interna al sindacalismo di base): vista la drasticità della situazione, è quindi necessario fare fronte comune contro il massacro sociale imposto dall’Unione Europea e avallato dai governi nazionali.

Infatti la situazione alla quale assistiamo è questa: il salvataggio di banche private con fondi pubblici ha portato alla crisi dei debiti sovrani,costringendoci a subire pesanti misure di austerity per far pagare alle classi meno abbienti un debito che non è il loro; tagli che colpiscono ogni ambito dalla scuola al lavoro, dalla sanità al welfare (drastica riduzione dell’insegnamento di sostegno, privatizzazione dei nidi, ecc..); peggioramento delle condizioni di vita, repressione del dissenso.Recentemente il governo, ormai caduto e sostituito da un esecutivo con a capo Mario Monti (rettore alla Bocconi, uomo dei mercati e della banca U.S.A. Goldman Sachs)
ha inviato una lettera d’intenti a Bruxelles
giudicata comunque insoddisfacente dai “mercati”
contenente numerosi provvedimenti antisociali quali:

  • Privatizzazione dell’Università, aumento delle tasse universitarie e introduzione dei prestiti d’onore (meccanismo col quale gli studenti meno abbienti si indebiteranno per migliaia di euro)
  • Divisione delle scuole in meritevoli ed immeritevoli attraverso l’estensione delle prove INVALSI come  strumento di valutazione
  • Innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni
  • Privatizzazione delle aziende controllate da enti territoriali e totale precarizzazione della condizione del lavoratore, reso ricattabile da licenziamenti facilitati e trasferimenti obbligati

Vogliamo davvero vivere in un mondo in cui tutto quel che conta è il profitto e dove i rapporti interpersonali sono fondati su competizione e sfruttamento?

 

 Abbiamo già pagato abbastanza, adesso presentiamo il conto!

Rete dei Collettivi Studenteschi Fiorentini, Collettivo Politico di Scienze Politiche, Collettivo di Lettere e Filosofia, Collettivo Nosmet, Collettivo d’Ingegneria Filodatorcere, Collettivo d’Agraria, ARK Collettivo di Architettura, Collettivo Rossomalpolo, Collettivo di Scienze, Collettivo di Medicina Codice Rosso, Studenti di Sinistra

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La guida del Collettivo!

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Assemblea di movimento a lettere

Dall’ultima “crisi” di sistema del 2008 ad oggi, assistiamo a continui tentativi da parte delle classi dirigenti di “salvare la baracca”, tentativi che fin’ora non hanno fatto che accentuare una spirale di contraddizioni sempre più acute: salvataggio di banche private con fondi pubblici, “crisi” dei debiti sovrani che si tramutano in pesanti misure di austerity per far pagare alle classi meno abbienti un debito che non è il loro; e quindi tagli che colpiscono ogni ambito della società, precariato a vita, abolizione dei diritti sul posto di lavoro, peggioramento delle condizioni di vita, repressione del dissenso.
Nonostante i sacrifici imposti ai più, i profitti dei grandi capitalisti aumentano: dal 2008 ad oggi, ad esempio, i tassi di profitto sono aumentati fino al 24.2% nell’Eurozona e fino al 39,4% negli Usa.
Questo perché le risposte alla crisi che i governi nazionali, la Bce ed il Fondo Monetario Internazionale ci impongono non sono altro che la solita ricetta neoliberista che ci ha portato alla crisi attuale: più libertà di circolazione per i capitali, meno diritti e politiche sociali per tutt*.
In questo scenario si moltiplicano e si configurano sempre più come radicali le forme di resistenza: in Italia i movimenti studenteschi rivendicano scuole ed università pubbliche non asservite agli interessi del mercato, libere e di massa; i lavoratori si battono contro precariato e licenziamenti, per la difesa del contratto nazionale e per non perdere i diritti acquisiti in anni di lotte sul posto di lavoro. I comitati territoriali lottano contro la speculazione ambientale, gli inceneritori, il tunnel Tav e la svendita di ogni bene di interesse collettivo.
Anche in Europa, nel Mediterraneo e nelle Americhe, si sono formati e continuano a crescere e ad espandersi movimenti con medesime rivendicazioni.
Ciononostante, soprattutto nel nostro paese,il conflitto sociale non riesce a determinare in alcun modo le scelte dei governi, a causa della frammentazione e della mancanza di un vera progettualità politica dei movimenti e di una democrazia sempre più simile ad una oligarchia di tecnocrati, banchieri e grandi imprenditori.
Per spezzare questa spirale è necessario costruire da subito un movimento che non sia un ennesimo fuoco di paglia, che non insegua né un evento né le rivendicazioni decise da questo o quel partito, ma che sia autorganizzato e che determini da sé e per sé le rivendicazioni e le pratiche da mettere in campo.
Un movimento che sia radicale, che riesca a comunicare e perseguire i propri obiettivi politici e che riesca a divenire diffuso e di massa.
Per tutto ciò è necessario unire le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici con quelle di noi studenti e studentesse.

Cominciamo da noi stessi,

Assemblea di movimento

Mercoledì 2 Novembre ore 15, Facoltà di Lettere e Filosofia, p.zza Brunelleschi 4

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