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23-24 Maggio – Agorà

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Corteo 17 Maggio – Spezzone studentesco

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APPELLO PER LA COSTRUZIONE DI UNO SPEZZONE STUDENTESCO NELLA GIORNATA DI LOTTA DEL 17 MAGGIO

Con il Job’s Act, il governo guidato dal giovane rottamatore Renzi e sostenuto da un’ampia maggioranza trasversale, inaugura l’ennesimo violento attacco alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone, aggiungendo un nuovo e importante tassello al progetto di cancellare gli ultimi residui di diritti sociali e di rendere le nostre vite sempre più precarie, ricattabili e sfruttate. In breve, il decreto legge 34/14 da poco approvato inasprisce la cosiddetta flessibilità in entrata, introducendo novità sostanziali rispetto alle riforme precedenti. Infatti, la semplificazione dei contratti a termine, oltre ad estenderne significativamente la durata e l’utilizzo da parte delle aziende, cancella l’obbligo (finora vigente ma in pratica quasi mai rispettato) di giustificare l’uso dei contratti a-tipici solo in presenza di cause eccezionali e temporanee. D’altro canto, viene potenziato il contatto di apprendistato come forma privilegiata di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Quest’ultima diventerà sicuramente la forma di lavoro “usa e getta” preferita dai padroni, grazie a salari ridotti fino al 35% e nessun obbligo di assunzione alla scadenza del contratto o di rendere conto agli enti pubblici circa formazione professionale svolta all’apprendista. Il salto di qualità compiuto dalla riforma è, dunque, epocale: da ora in poi, la legge sancisce che il tempo del lavoro stabile è definitivamente tramontato e che la precarietà deve diventare la condizione di lavoro tipica per tutti. Lo scopo evidente è quello di dividere ulteriormente la classe lavoratrice e spingere ancora più in basso i salari: con la scusa di far ripartire la crescita il capitale continua a scaricare i costi della crisi sulle spalle dei lavoratori. Ma il peggio deve ancora venire, poiché questi provvedimenti sono solo il primo passo della nuova riforma siglata Renzi. Riforma che, in realtà, di nuovo ha veramente poco. Si tratta, anzi, di una vecchia novità: quella del capitale in lotta contro il lavoro.

Parallelamente alla ristrutturazione del mercato del lavoro, le numerose riforme di scuola e università hanno disegnato un sistema formativo a uso e consumo delle esigenze di profitto delle aziende private, che inevitabilmente subordinano la vita, le aspirazioni e le aspettative lavorative di noi studenti. Mentre i capitali privati controllano ormai direttamente la produzione culturale nelle scuole e negli atenei, e mentre i costi dell’istruzione crescono a tutti i livelli costituendo de facto un meccanismo di selezione di classe, per noi giovani il mondo della formazione assume le caratteristiche di una enorme palestra di precarietà. Un campo di addestramento per la forza lavoro flessibile, dequalificata e sottomessa che andrà ad ingrossare la schiera di lavoratori a basso costo con cui le imprese tentano di salvare i loro profitti dalla crisi. Infatti, durante tutto il percorso di studi siamo sottoposti ad una continua selezione attraverso i test INVALSI, i corsi a numero chiuso, i test di autovalutazione e le lauree 3+2+n. La cultura che ci viene sottoposta è sempre più dequalificata, nozionistica e ideologica. Le stesse modalità di trasmissione del sapere ci impongono un ruolo completamente passivo, inculcandoci una forma mentis basata sulla produttività e flessibilità. Lo stesso discorso vale per l’ideologia meritocratica che costituisce il vero pilastro su cui si regge tutta la costruzione dell’attuale sistema formativo. Essa, non solo nasconde e legittima la selezione di classe presentandola come il giusto e naturale incentivo al merito individuale di ognuno, ma scatena una accanita competizione tra gli studenti più produttivi poiché solo i migliori saranno premiati. Per il capitale, infatti, è fondamentale eliminare qualsiasi focolaio di pensiero critico, inculcandoci la cultura del mercato e dell’auto-imprenditorialità. La competizione nelle scuole e nelle università è, purtroppo, effettivamente “formativa”, poiché prefigura la nostra posizione su mercato del lavoro, addestrandoci all’individualismo e fornendoci una coscienza competitiva che ci impedisca di organizzarci collettivamente per reclamare condizioni di vita e di lavoro dignitose.

Il punto è che noi studenti siamo, prima di tutto, lavoratori: forza-lavoro in formazione, certo, ma sempre più spesso diventiamo forza-lavoro vera e propria, grazie ai tirocini non retribuiti inseriti obbligatoriamente nei nostri piani di studio universitari; oppure siamo costretti a mille lavoretti precari per sopperire ai tagli al diritto allo studio ed all’aumento dei costi dell’istruzione. Pertanto, non possiamo analizzare le trasformazioni nel mondo della formazione isolandole dalle dinamiche complessive della società capitalista in cui viviamo. Le politiche di austerity e le riforme del mercato del lavoro che introducono maggiore “flessibilità” sono i nostri primi nemici. Del resto per molti di noi il job act è una realtà già da tempo: lavoro nero, stagionale o a chiamata, sindacalizzazione impossibile, contributi inesistenti. Ci hanno raccontato che siamo la “generazione senza futuro” per colpa di quei lavoratori “garantiti” che non vogliono rinunciare ai propri “privilegi sindacali” per far posto ai “giovani”. In realtà, la colpa è solo dei padroni che non vogliono rinunciare ai loro profitti! I contratti precari a termine, i tirocini e i contratti di apprendistato contribuiscono a peggiorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti, anche dei cosiddetti “garantiti”, perchè frammentano la classe lavoratrice riducendone la forza contrattuale. Allora, l’unica alternativa a questa “devastazione e saccheggio” delle nostre vite si trova nella lotta autorganizzata. Nel creare spazi di antagonismo e crescita collettiva all’interno delle scuole e delle università, contro i criteri selettivi di merito e produttività, contro gli INVALSI, contro i tirocini non retribuiti, per il diritto allo studio e per una cultura che sappia porsi in rottura con l’attuale società capitalista.
Ma, come studenti e futuri lavoratori, dobbiamo organizzarci anche al di fuori del mondo della formazione per contrastare attivamente le politiche dei governi insieme a tutti i soggetti sociali che, come noi, subiscono la crisi e lo sfruttamento. Per la giornata del 17 Maggio, contro le politiche del governo Renzi, costruiremo uno spezzone studentesco che sappia valorizzare la specificità della nostra condizione di forza-lavoro in formazione, ma sempre nella consapevolezza che l’unica alternativa che abbiamo di fronte è tornare a sentirci parte della stessa classe. Quella costretta, per campare, a vendere la propria forza lavoro a qualcun altro: precari o meno precari, disoccupati o occupati, italiani o stranieri, giovani in formazione o lavoratori strutturati.

Invitiamo tutti gli studenti e le organizzazioni studentesche e universitarie a partecipare all’assemblea pubblica che si terrà il 6 maggio h 15:00 al polo didattico Morgagni (aula autogestita).

Collettivo Politico di Scienze Politiche
Collettivo Scientifico Autorganizzato
Collettivo d’Agraria
Rete dei Collettivi Studenteschi Fiorentini

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Serata di presentazione del progetto O.C.A

10248968_10202508013234178_743771029_nVenerdì 11 Aprile ad Agraria

Serata di presentazione del progetto OCA (Orti Collettivi Autogestiti), nato da un gruppo di studenti della facoltà di Agraria e non solo!

In aula Murales:

 

20:30 Apericena

21:30 Presentazione progetto O.C.A

22:30 Concerti con…

-Gillario e gli Spaventapassere – Rock
-contessa e the squires – Worst Rock’N’roll in florence!
-o’brian bombers – irish folk

A seguire DJ SET con SERF

Funky, Elettronica, Psychedelic

— Collettivo d’Agraria Firenze
OCA – Orti Collettivi Autogestiti

Il progetto O.C.A. nasce con l’intento di realizzare degli orti sociali, autogestiti dagli abitanti della città, in giardini pubblici ed aree verdi. Le finalità del progetto sono molteplici: valorizzare uno spazio verde per dare nuova vita alla città con la collaborazione di chiunque voglia partecipare, sensibilizzare alle tematiche ambientali e produrre collettivamente il cibo, con l’obbiettivo di ricreare un tessuto sociale grazie all’autogestione di questi spazi verdi.

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Serata con la Brigata di Solidarietà Attiva

10002790_10201162313854008_2139635687_n Inizio ore 20:30 con una CENA SOCIALE, seguirà un breve intervento sulle prossime iniziative della BSA

A seguire concerto con :

*DUO ETRUSCO( Musica popolare- Folk )

  Dalle 23:00  Dj Set reggae-dub-jungle con:

  -JAH STATION
  – NUMA CREW

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#TIROCINIOANCHENO: parte la campagna contro lo sfruttamento non retribuito

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link al questionario d’inchiesta

link alla petizione on-line

Rimettendo un po’ in fila sia la “storia legale” sia le varie forme e configurazioni che ha assunto all’interno del mondo della formazione, a nostro avviso il tirocinio si caratterizza come uno strumento che incide negativamente sulle condizioni di lavoro non solo dei giovani neolaureati e degli studenti, bensì su quelle complessive di tutti i lavoratori.

Abbiamo visto che il valore formativo del tirocinio è nella stragrande maggioranza dei casi ridicolo.

Gli stagisti svolgono mansioni strutturali all’attività della azienda/ente di turno, che se non avesse a disposizione queste “scorte”, per mantenere lo stesso livello di produzione/erogazione di servizi, dovrebbe assumere! Non è un caso, poi, che tante aziende utilizzino esclusivamente stagisti per le mansioni dequalificate di bassa manovalanza ma, anche quando lo stage permette di apprendere competenze tecnico scientifiche, lo stagista è completamente ostaggio delle esigenze di mercato e di profitto delle grandi aziende, non percepisce retribuzione e non ha nessuna garanzia di futura assunzione.

È proprio questo il nodo centrale del problema: la funzione principale del tirocinio è quella di comprimere il costo del lavoro complessivo ad esclusivo vantaggio della quota di profitto delle imprese. Essendo il tirocinio formativo obbligatorio per legge, le imprese pubbliche e private possono attingere complessivamente ad un bacino di circa 1 milione e 700 mila studenti da mettere all’opera senza pagare un euro. Ciò non significa soltanto sostituire forza lavoro retribuita con quella gratuita per le mansioni dequalificate, ma sopratutto comprimere il salario e i diritti di tutti gli altri dipendenti, pagandoli sempre meno. Come tutte le forme contrattuali precarie, basate sul ricatto del licenziamento in virtù del ricambio continuo, anche il tirocinio innesca una competizione al ribasso tra i lavoratori spingendoli ad accettare condizioni di sfruttamento sempre più dure. Viene da se che quanto maggiore e la divisione tra i lavoratori (in termini di retribuzione, condizioni contrattuali, orari di lavoro, diritti e doveri), tanto minore sarà la loro capacità di organizzarsi collettivamente per ottenere condizioni migliori.

Se guardiamo al problema da questa prospettiva, anche la congrua indennità per i tirocini post-laurea e le limitazioni imposte dalla legge al numero di stagisti in rapporto al numero di lavoratori regolarmente assunti, finiscono per confermare quanto detto piuttosto che smentirlo. Infatti un sistema basato sul lavoro completamente gratuito sarebbe inaccettabile anche per uno schiavo dell’antichità (a cui il padrone garantiva comunque i mezzi di sussistenza). Al contrario, immettere sul mercato stagisti non retribuiti ha senso solo se innesca quel continuo ricambio e quella competizione che serve per abbassare i salari al minimo indispensabile ma senza eliminarli del tutto.

Che fare? Tirocinio facoltativo e retribuito.
Non vogliamo criticare l’approccio pratico alla materia di studio. Sappiamo bene che molti studenti vedono giustamente nel tirocinio la possibilità di applicare ciò che hanno imparato sui libri. É sacrosanta per noi studenti la possibilità di accedere alle strutture e alle conoscenza tecniche ma non al prezzo dello sfruttamento selvaggio. Per noi la formazione professionale, necessaria affinchè ogni lavoro sia emancipante, si trova nell’esperienza vissuta e collettiva, nella liberazione del lavoro dal profitto privato! A nostro avviso è necessario partire da una forte critica dell’istituto del tirocinio così com’è all’interno dell’attuale sistema di sfruttamento, e di ogni forma lavorativa che non garantisca una vita dignitosa ad ogni individuo, scaraventandolo nella precarietà materiale ed esistenziale.

Fin da subito vogliamo proporre due rivendicazioni fondamentali:

– L’abolizione dell’obbligatorietà del tirocinio curriculare, che rappresenta un’ “occasione imperdibile”,come spesso è stato definito, solo per le aziende;

– L’equiparazione del tirocinio a una prestazione lavorativa e quindi la conseguente retribuzione che spetta al lavoratore. In particolare nelle facoltà scientifiche dove, nonostante tutto, il tirocinio è necessariamente formativo (come Infermieristica etc…).

Per raggiungere questi obbiettivi e necessaria una forte mobilitazione di massa che riesca ad imporre le nostre ragioni alle imprese ed alle istituzioni statali ed accademiche, avallando pienamente le esigenze private si rendono complici di questo strumento di sfruttamento. In quanto studenti e futuri lavoratori, dobbiamo creare non solo un movimento interno alle lotte studentesche contro l’università-azienda, per il diritto allo studio e per liberare il sapere dalle catene del profitto, ma che sappia legarsi al complesso delle lotte sociali dentro e fuori i posti di lavoro, per una società non più basata sullo sfruttamento e sulla precarietà.

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